L’epatite acuta è una malattia caratterizzata da un danno del fegato che ha una durata inferiore a 6 mesi. Invece, quando ha una durata maggiore, si parla di epatite cronica.
La causa più frequente di epatite è rappresentata dalle infezioni. Il virus dell’epatite A e dell’epatite E si verificano quando si consumano acqua o cibi contaminati da feci infette. Il virus dell’epatite B può invece essere trasmesso tramite sangue o liquidi corporei, ad esempio attraverso trasfusioni di sangue non controllato, scambio di siringhe infette tra tossicodipendenti, rapporti sessuali non protetti dal preservativo e da madre a figlio durante il parto. Il contagio con il virus dell’epatite C avviene solitamente tramite oggetti contaminati, come l’uso di siringhe per droghe, durante interventi chirurgici, o a causa di procedure come piercing e tatuaggi.
Altre cause di epatite sono quelle dovute a tossici, come alcuni farmaci, alcol, avvelenamento dopo ingestione di funghi velenosi.
L’epatite cronica può essere causata da un’infezione virale capace di persistere nel tempo: i virus dell’epatite B, D e C sono capaci di produrre un danno epatico di lunga durata. L’epatite cronica può essere conseguente anche alla sola presenza di sindrome metabolica, all’uso di farmaci o alcol.
L’epatite acuta virale ha sintomi simili per tutti i virus. Inizialmente si ha una fase, della durata pari a 1-2 settimane, in cui i sintomi sono vaghi: scarso appetito, debolezza, nausea, vomito, stanchezza, dolori muscolari e delle articolazioni, febbre. In seguito, nelle successive 2-6 settimane, compaiono colorazione giallastra della pelle (ittero), aumento delle dimensioni del fegato, della milza e dei linfonodi. Nelle 2-12 settimane seguenti, i sintomi vanno incontro ad una graduale scomparsa fino alla guarigione.
L’epatite alcolica, da farmaci e da tossici non differisce da quella di tipo virale.
Nell’epatite cronica da virus dell’epatite B e D, nella maggior parte dei casi non ci sono sintomi. In caso di epatite cronica C, invece, il sintomo più comune è la stanchezza e la malattia inizia frequentemente con problemi a carico di vasi sanguigni e reni.
Il rischio maggiore dell’epatite cronica è la possibile evoluzione in cirrosi: non andando incontro a guarigione ma continuando il virus a replicarsi, si verificano danni e modifiche della struttura del fegato con un suo progressivo malfunzionamento, fino alla possibile evoluzione in tumore.
L’epatite può essere prevenuta facendo attenzione ad alcuni comportamenti, quali evitare il consumo di acqua e cibi di cui non si conosce la provenienza e la conservazione, rispettare comuni norme igieniche come il lavaggio delle mani, abbandonare il consumo eccessivo di alcol, evitare rapporti sessuali non protetti dal preservativo e l’esecuzione di tatuaggi o piercing laddove non ci sia una idonea pulizia. In Italia, contro il virus dell’epatite B è disponibile una vaccinazione, obbligatoria per tutti i neonati.
È necessario rivolgersi al proprio medico curante per un primo esame: le informazioni raccolte potranno chiarire la necessità di ulteriori esami. Una volta evidenziata la presenza di epatite, è necessario sottoporsi ad una visita specialistica per scegliere le appropriate terapie e programmare i controlli nel tempo.
Nelle forme tossiche, è fondamentale il cambiamento dello stile di vita e della dieta.
È possibile ottenere maggiori informazioni consultando i seguenti siti istituzionali: