Il bullismo, uno dei principali problemi sociali tra i bambini, è un comportamento che ha l’obiettivo di imporsi sui più deboli, attraverso azioni violente di tipo fisico e/o psicologico.
Il razzismo, invece, è la convinzione che un gruppo di persone possa essere superiore agli altri solo per le sue caratteristiche fisiche e culturali. A volte esso viene effettuato apertamente attraverso la discriminazione razziale, cioè ogni azione (barzellette, battute, insulti, atti di violenza) volta a danneggiare, ostacolare, insultare o umiliare uomini e donne che non possiedono determinate caratteristiche fisiche, culturali e religiose.
La discriminazione razziale può essere, dunque, anche una forma di bullismo.
Il bullismo si verifica soprattutto tra bambini o ragazzi, in genere a scuola, attraverso azioni di prepotenza o aggressioni intenzionali, cioè con comportamenti che vogliono provocare un danno alla vittima o per divertimento di chi li esegue. Queste violenze sono spesso ripetute e durano nel tempo, per settimane, mesi o anni, a causa di uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce: per motivi di età, di forza fisica, di popolarità, la vittima non è in grado di difendersi ed ha paura di denunciare gli episodi di bullismo per possibili vendette.
La discriminazione razziale, invece, può anche non essere voluta e passare inosservata. Infatti, essa può essere presente nei comportamenti di tutti i giorni: a volte, anche senza volerlo, il “modo normale di fare le cose” può avere un impatto negativo su altre persone, spesso presenti in minor numero e diverse dalla maggior parte degli individui per le loro particolarità fisiche, culturali, religiose, sessuali.
Le azioni del bullo/razzista possono essere dirette, agendo faccia a faccia con la vittima, o indirette, nel tentativo di danneggiare l’individuo nelle sue relazioni con le altre persone. Nel primo caso utilizzerà attacchi verbali (insulti, offese, prese in giro, nomignoli o frasi cattive di qualsiasi tipo) o fisici (calci, pugni, spinte), mentre nel secondo adopererà strumenti informatici (come i social media), escluderà la vittima dal gruppo o diffonderà false accuse e informazioni.
È importante agire subito, poiché le conseguenze psicologiche, sia immediate che future, possono essere gravi sia per le vittime che per i bulli o per chi osserva questi comportamenti.
Le vittime mostrano problemi inizialmente di tipo fisico (es. mal di pancia, mal di testa) o psicologico (come incubi, attacchi d’ansia), frequentando la scuola o lo sport mal volentieri.
Nei casi più gravi e prolungati nel tempo, i bambini vogliono cambiare o abbandonare la scuola, fino ad arrivare, in alcuni casi, a veri e propri problemi psicologici, come l’ansia o la depressione.
I bulli possono invece presentare bassi voti a scuola, difficoltà a relazionarsi con altre persone, incapacità di rispettare le regole che possono portare, dopo anni, a veri e propri comportamenti violenti e criminalità.
Gli osservatori, infine, sono costretti a vivere in un ambiente pieno di paure e ansie.
La scuola e la famiglia hanno il ruolo più importante sin dai primi anni di vita. Infatti, hanno la responsabilità di:
- promuovere la conoscenza reciproca
- incoraggiare le domande
- favorire l’autostima
- spiegare cosa significa uguaglianza
- elogiare la diversità
- insegnare il rispetto degli altri
- insegnare ad affrontare i problemi invece di negarli o nasconderli
- spiegare l’importanza del rispetto delle regole per vivere insieme
Infine, fondamentale è l’esempio: se i genitori e in generale gli adulti si comportano in modo gentile e aperto quando parlano con persone “diverse” da loro, i bambini osserveranno il comportamento e lo conosceranno come il più naturale possibile.
Riconoscere il bullismo e fenomeni di razzismo non è sempre facile. Da parte di insegnanti e genitori sono necessari ascolto ed osservazione dei ragazzi.
Si dovrebbero attivare sia la scuola che la famiglia per poi avere un comportamento unico. Se un genitore ha il sospetto che il proprio figlio sia vittima o autore di episodi di bullismo, la prima cosa da fare è parlare e confrontarsi con gli insegnanti. Viceversa, se è un insegnante ad accorgersi di atti di bullismo, dovrebbe convocare i genitori, sia del bullo che della vittima, e organizzare insieme una strategia per porre fine ai comportamenti violenti, eventualmente coinvolgendo medici o psicologi specializzati in questo problema.
È possibile ottenere maggiori informazioni consultando i seguenti siti istituzionali: